Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘odio politico’

Avevo già scritto alcuni mesi fa un post a proposito dello spinoso tema dell’aggressione ai potenti (il cuore e l’inconscio mi suggerivano di scrivere tiranni e anche se poi mi sono affrettato a riguadagnare un contegno signorile, mi piace rendervi partecipi dei più segreti moti del mio animo). Lì, discettando di Bush e di calzature, esprimevo un parere generale che ritengo perfettamente valido anche per l’aggressione a Berlusconi che da domenica sera sta sovraccaricando i neuroni e surriscaldando le coscienze di tutti noi (e c’è anche chi avanza già ipotesi cospirazioniste): chi avrà la bontà di farlo può andare a rileggersi quel post. Per il resto, i due casi sono così diversi per scenario geopolitico, esiti e motivazioni dell’aggressore, da risultare difficilmente paragonabili. Abbandoniamo quindi l’Iraq per dedicarci al Duomo di Milano.

Un punto di partenza per la riflessione: Tartaglia è uno psicolabile. Ce lo ripetono da quattro giorni, lo ha ammesso anche il padre, dignitoso e misurato nel difendere il figlio ammettendone apertamente i problemi. Involontariamente pirandelliano  nella sua immediata resa alle forze dell’ordine (“Non sono io. Io non sono nessuno”), Tartaglia non è credibile nei panni di carnefice né tantomeno in quelli di eroe. Ferma restando la rilevanza penale del suo gesto,  sono più propenso a considerarlo una vittima: non di Berlusconi e/o del berlusconismo, non di eventuali cattivi maestri dell’opposizione, ma più semplicemente dei suoi stessi problemi psichiatrici che sarebbe meglio non banalizzare né sottovalutare. Basterebbe questo a minimizzare le implicazioni della vicenda, eppure il dibattito che ne è seguito, dentro e fuori dalla politica è stato immediatamente scomposto:  ma di questo, il povero Tartaglia non può avere colpe. Business as usual, le cose hanno preso questo andazzo franante ben prima del suo sfortunato quarto d’ora di celebrità. Su Facebook si è visto, e voi potreste dirmi che bel cazzo di novità, tutto e il contrario di tutto, all’insegna di quel limbo di indeterminatezza fra serio e faceto che è il difetto patologico di miliardi di iniziative analoghe che popolano (infestano?) il social network : ma su tutto, soprattutto, il volto insanguinato del Pres. del Cons. in perenne ostensione, adeguatamente strumentalizzato a suffragio delle tesi più disparate. Son cose brutte, e mentre lo scrivo penso soprattutto a chi ha inneggiato scompostamente a Tartaglia. Su queste modeste colonne non ho perso occasione per definirmi fieramente antiberlusconiano, ma mi rifiuto di elevare quelle immagini a simbolo di una rivincita morale o di una vittoria politica o a stendardo da issare contro un re improvvisamente nudo (non ce l’eravamo cavata a meraviglia, neanche due settimane fa, con le bandiere viola?). Al tempo stesso, alla maggioranza di governo che rilancia con forza l’immagine di un Berlusconi prontamente santificato in quanto, almeno in questo caso e almeno un po’, martire, si potrebbe comunque rispondere che le obiezioni squisitamente politiche al suo operato rimangono tutte in piedi, perché preesistono al gesto di Tartaglia e al clima avvelenato evocato a più riprese. Lasciamo quindi metaforicamente i cioccolatini d’ordinanza sul comodino del degente, che è pur sempre un uomo di più di settant’anni che si è preso una tranvata non da poco, ma non allarghiamoci, perché Berlusconi dopo tutto insulta da anni i suoi detrattori senza andare troppo per il sottile. Esprimere solidarietà a uno che ti dà letteralmente del coglione solo perché non hai la minima intenzione di votarlo è un protocollo forse doveroso in queste particolari circostanze ma ingrato come fare gli auguri di Natale a un parente che non si può soffrire. Anche per questo motivo, Cicchitto e gli altri yes men del Cavaliere farebbero meglio a pensarci due volte prima di brandire come una clava lo scivoloso concetto di mandanti morali e utilizzarlo contro Di Pietro (brava persona ma purtroppo pessimo oratore) e una assolutamente incolpevole Rosy Bindi: perché se da un lato è contestabile dire che Berlusconi se l’è cercata o che se lo meritava (altri sono i castighi che auspichiamo, tutti a norma di legge), dall’altra è evidente che la retorica berlusconiana non ha mai avuto toni, come dire, concilianti. Anzi, il discorso tenuto in Parlamento dello stesso Cicchitto martedì mattina contro Marco Travaglio, Santoro, Repubblica eccetera, ricordava da vicino il tristemente famoso editto bulgaro del 2002. Gli esponenti della fu Forza Italia mi sembrano fisiologicamente incapaci di un cambio di passo retorico rispetto al loro leader e nemmeno credo che interessi loro abbassare il livello dello scontro, come da ripetuto invito del capo dello Stato. Anzi i continui richiami a una supposta -participio- campagna dell’odio, sono proclami berlusconiani della più bell’acqua, che cercano di trarre una legittimazione forte dal fatto che il capo stesso si trovi momentaneamente fuori combattimento, e puntano allo stesso obiettivo di sempre: la criminalizzazione del dissenso in quanto tale. Temo, ma mi auguro di essere smentito dai fatti, che d’ora in poi lo spauracchio dell’aggressione di Tartaglia sarà agitato ogni qual volta si cerchi di entrare nel merito delle responsabilità politiche e penali del premier, e che d’ora in poi ogni critica ragionevole diventi, a prescindere, tutta campagna. Di fronte a questi scenari, consiglio di rifugiarci un pochino nell’ironia.

Read Full Post »